Scialla Borgo de Pazzi – Firenze è un cordoncino per borse dall’aspetto multicolor, davvero innovativo. Composto dal 100% di polipropilene, una fibra plastica inventata da Giulio Natta che nel 1963 gli vale anche il riconoscimento come premio Nobel. Questo componente, dalla struttura leggerissima, ha molteplici utilizzi e per quanto possa essere una fibra sintetica inquina meno di alcune fibre naturali.
Vogliamo fare un breve approfondimento sulla costruzione di questo cordino. Borgo de Pazzi – Firenze ha delle macchine particolari che riescono a lavorare sulle stesse testine tre colori differenti. La cosa curiosa è che mentre le testine ad aghi lavorano un colore, gli altri due entrano all’interno ed escono ad intermittenza per essere lavorati.
Il polipropilene ha molteplici utilizzi oltre al tessile, e destinato a diverse applicazioni: dal packaging ai componenti per auto, dai tessili tecnici agli accessori per i prodotti fashion.
Molti ritengono che solo le fibre naturali – in quanto prodotte dalla natura – siano green, ma per valutare la sostenibilità di un materiale occorre valutare molti aspetti e ripercorrere il suo intero ciclo di vita. Infatti, per esempio, la coltivazione intensiva del cotone può causare siccità e l’eccessivo uso di pesticidi inquina pesantemente l’ambiente.
La fibra di polipropilene rispetto alle altre fibre sintetiche richiede temperature molto basse per la produzione e i materiali da essa ottenuti sono totalmente riciclabili e, quindi, danno la possibilità essere reimmessi nel circuito produttivo.
E’ stata, infatti, prerogativa di questa azienda, da subito immettere sul mercato prodotti come Scialla Borgo de Pazzi – Firenze, che facilmente risultino di facile reutilizzo e che possano alimentare un processo di economia circolare.
Specifiche tecniche Scialla Borgo de’ Pazzi – Firenze:
Ciascun gomitolo di Scialla Borgo de Pazzi – Firenze pesa 250 grammi e misura 375 metri. E’ un filato consigliato per ferri o uncinetto da 2,5 – 3 mm, da valutare comunque in base alla tensione della propria mano e al tipo di punto scelto per la lavorazione. E’ lavabile in lavatrice a massimo 60°, non è possibile candeggiare, è lavabile a secco con percloroetilene o tetracloroetene, è possibile utilizzare l’asciugatrice a basse temperature ed è possibile stirare a massimo 150°.
Il colore del prodotto potrebbe variare, anche significativamente, in base al lotto di produzione (ossia il bagno della tintura). Tutte le immagini sono, quindi, da considerare a scopo illustrativo.
I consigli di Matilde
- Lavaggio
La procedura varia in base alla composizione del filato.
Se avete un capo di lana dovete riporre massima attenzione al tipo di detersivo, ma anche alla temperatura dell’acqua.
Le vostre creazioni in cotone, invece, potete tranquillamente lavarle in lavatrice (preferibilmente a massimo 30°) e nel solo caso del bianco utilizzare un po’ di candeggina. Nel caso, però, di trine o pizzi molto traforati o eseguiti con filati particolarmente sottili, vi suggerisco il classico lavaggio a mano e la massima delicatezza. - Tintura
Un classico rimedio delle nostre nonne. Avete appena terminato un pizzo o un centrino, ma avreste preferito un aspetto più “antico” e non il solito bianco. Niente paura! Tenetelo a bagno qualche ora in una soluzione intensa a base di tè già filtrato. Questo lo tingerà quanto basta a smorzare il bianco. Ricordatevi di sciacquarlo accuratamente prima di stirarlo. - Stiratura
Un passaggio importante dopo aver terminato il nostro lavoro consiste nello stirarlo con il ferro caldo.
Prima di procedere, però, è fondamentale considerare il tipo di filato utilizzato per la realizzazione. Per lana o filati acrilici è necessario un panno di cotone molto leggero da sistemare tra il ferro da stiro e il lavoro. Quest’ultimo va sempre posizionato con la parte a rovescio rivolta verso l’alto così da impedire alla stiratura di causare l’antiestetico effetto “lucido” ed evitare di appiattire la trama e i rilievi caratteristici dei punti.
Dovete porre attenzione anche alla pressione del ferro da stiro, che deve essere molto leggera, e alla temperatura, da impostare piuttosto bassa lasciando la funzione del vapore attiva.
Per i pizzi o le trine in cotone, invece, prima della stiratura dobbiamo valutare se inamidarli o no decidendo se ottenere un effetto finale più o meno rigido. In entrambi i casi, dovrete bagnare completamente il vostro lavoro in acqua fredda (aggiungendo quantità maggiori o minori di amido, in base alla consistenza desiderata).
Un consiglio che posso darvi è quello di fare una prova, stirando prima soltanto una piccola parte e rendervi conto se la rigidità è quella desiderata. Se così non fosse ribagnerete tutto in una soluzione che contenga più amido della precedente, viceversa, se l’effetto è troppo rigido rispetto al vostro gusto, risciacquate preparando una soluzione con una quantità minore di amido.
L’amido potete trovarlo facilmente nei negozi di vernici e colori o in ferramente. Potete anche decidere si utilizzare quello già pronto in bombolette spray.
Un altro suggerimento, dopo aver bagnato la vostra creazione, è quello di lasciarla sgocciolare e perdere l’eccesso di acqua tenendola ripiegata e avvolta per un paio d’ore in un panno di cotone.
Ovviamente la stiratura a rovescio è valida anche per i pizzi. In questo caso, però, sia la pressione del ferro da stiro che la temperatura devono essere abbastanza forti. E’ molto importante che non tiriate il lavoro con il movimento del ferro, ma soltanto esercitare pressione.
Ultima considerazione da fare è il leggero aumento di misura per i lavori in cotone dopo la stiratura. E’ quindi importante fare attenzione a questo aspetto, soprattutto se si vogliono realizzare tende o trine e tramezzi da unire ad altri tessuti.
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